Perché puoi skippare le Ads online solo dopo 5 secondi?

Come avviene in quasi tutto ciò che riguarda l’advertising online, i famosi 5 secondi prima dello “skip” non sono lì per caso, ma rispondono a chiare e precise dinamiche

Perché puoi skippare le Ads online solo dopo 5 secondi?

Come avviene in quasi tutto ciò che riguarda l’advertising online, i famosi 5 secondi prima dello “skip” non sono lì per caso, ma rispondono a chiare e precise dinamiche

 

el corso degli ultimi 20 anni il tempo medio di attenzione da parte degli utenti è calato vertiginosamente con un relativo aumento del costo medio delle Ads.

Ad oggi secondo uno studio condotto dalla HBS il tempo medio di una Ad online efficace non dovrebbe superare i 6 secondi.

Siamo in presenza di un trend chiaramente in discesa se pensiamo ai 60/90 secondi delle pubblicità informative televisive degli anni 80, ai 30 secondi di quelli anni 90 (con primi segnali di contenuti meno informativi e più emozionali) per arrivare ai 15 secondi degli anni 2000.

Ovviamente è importante circoscrivere la fonte dell’ad e quindi distinguere tra ads online e ads offline tradizionali.

Ciò che vale per il canale online chiaramente non si vede riprodotto in canali offline come quello televisivo, dal momento che si tratta di tipologie di fruizione e di “attenzione” molto diversi (tra le principali differenze il controllo stesso delle Ads che online posso “skippare” facilmente e che sono invece costretto a subire passivamente sul mezzo televisivo).

Advertising online: le Ads brevi la fanno da padrone

Stando a quanto afferma lo studio citato, il costo dell’attenzione è aumentato considerevolmente negli ultimi 25 anni e questo pare sia riconducibile alla enorme varietà presente online: la grandissima scelta offerta dal web mette in condizione l’utente di decidere e scegliere tra migliaia di possibilità e quindi guadagnarsi la sua attenzione è un qualcosa di tanto difficile quanto profittevole.

Ed è proprio in questo ambito che diventano essenziali le ads di 5 secondi non “skippabili”: secondo uno studio condotto nel 2018 queste ads hanno una propensione maggiore di circa 8/11% di guadagnare l’attenzione dell’utente.

Ads ad “impegno crescente”

In un ambiente in cui la possibilità di giocarsi l’attenzione dell’utente si esaurisce in 5 secondi, vien da se che abbiamo pochissimo spazio per le informazioni e quindi il contenuto informativo viene ridotto all’osso in favore di uno più a carattere emozionale e questo deve essere tenuto ben presente da una agenzia di comunicazione.

Ovviamente se siamo riusciti a catturare l’attenzione dell’utente la prima volta e quindi abbiamo “rotto il ghiaccio”, disponiamo di un’ottima probabilità di successo nel caso in cui ci ripresentiamo all’utente con un’ad più impegnativa in termini di tempo.

In una scala crescente di engagement possiamo quindi immaginare di coinvolgere l’utente a piccole dosi di “impegno”: partire con la classica ad di 5 secondi emozionale, proporne una di 15/30 secondi in cui cominciamo a dare un contenuto leggermente informativo ed al terzo step cercare di portare gli utenti sul nostro sito web (o qualunque essa sia la piattaforma di conversione).

Perché gli utenti online evitano le informazioni?

Vi siete mai chiesti perché disponiamo di un’attenzione così bassa relativamente ad ads informative?

Oltre ad una naturale tendenza ad evitare “forze” esterne che si frappongono tra noi e la nostra reale intenzione (che sia visualizzare il video di youtube ricercato o continuare nella fondamentale raccolta quotidiana di informazioni altrui) pare che intervenga un particolare bias chiamato avversione alla persuasione.

In sostanza le persone sarebbero tendenzialmente portate ad evitare informazioni dall’esterno recepite come un tentativo di persuasione, mentre accolgono con maggiore apertura un messaggio capace di stimolare la loro emotività.