Leonarda Cianciulli

La serial killer LEONARDA CIANCIULLI.

Leonarda Cianciulli

Leonarda Cianciulli nata a Montella il 14 aprile 1894 è stata una serial killer italiana. È passata alla storia come la saponificatrice di Correggio per avere prima smembrato i cadaveri delle sue vittime e poi averli bolliti con la soda caustica al fine, non conseguito, di ricavarne sapone.

Sulla Cianciulli né sappiamo grazie a un estratto del suo memoriale, intitolato Confessioni di un’anima amareggiata, sulla cui autenticità sono stati sollevati numerosi dubbi. Molti sostengono che sia in realtà opera degli avvocati che la difesero al processo per alleggerirne la pena. Infatti, la Cianciulli aveva studiato solo fino alla terza elementare e dunque difficilmente poteva essere in grado di scrivere un memoriale di oltre 700 pagine.

Leonarda Cianciulli

 Leonarda Cianciulli, ultima di sei figli, nasce a Montella, un piccolo paese dell’Irpinia, dall’unione di Mariano Cianciulli e Serafina Marano, una vedova con altri due figli che l’aveva sposato in seconde nozze. Da bambina Leonarda soffrì d’epilessia; risulta però tutt’altro che veritiera la storia di un’infanzia infelice, sebbene lei stessa racconti:
«Cercai due volte di impiccarmi; una volta arrivarono in tempo a salvarmi e l’altra si spezzò la fune. La mamma mi fece capire che le dispiaceva di rivedermi viva. Una volta ingoiai due stecche del suo busto, sempre con l’intenzione di morire e mangiai dei cocci di vetro: non accadde nulla

Nel 1917, all’età di 23 anni, sposa Raffaele Pansardi in contrasto con i familiari che avevano individuato per la sposa, com’era consuetudine all’epoca, un altro marito che le era anche cugino. La Cianciulli, nel suo memoriale, racconta di essere stata maledetta dalla madre alla vigilia delle nozze e d’aver perciò troncato ogni rapporto con lei. Questo evento segnò profondamente la personalità della futura assassina.

La giovane coppia va a vivere dal 1921 al 1927 a Lauria, in provincia di Potenza, e successivamente a Lacedonia. Nel 1930 gli sposi si trasferiranno a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, al terzo piano di una casa in corso Cavour 11. È possibile che si tratti di un modo per sottrarsi ad un ambiente prevenuto, poiché la giovane Leonarda Cianciulli era nota ai compaesani come donna di facili costumi, disonorata, impulsiva, ribelle all’autorità maritale e dedita alla millanteria e alla truffa. Prova ne sono le precedenti condanne per furto e minaccia a mano armata di pugnale. Per questi reati la Cianciulli fu processata e condannata per truffa continuata a dieci mesi e quindici giorni di reclusione.

Secondo il memoriale della Cianciulli, sua madre aveva pronunciato contro di lei una maledizione in punto di morte che le augurava una vita piena di sofferenze. Come se ciò non bastasse, anni prima una zingara le aveva fatto una terribile profezia, la cui prima parte recitava:

«Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi

Così si legge infatti nelle sue memorie. La predizione (sempre secondo il memoriale) fu veritiera: le sue prime 13 gravidanze finiscono con 3 aborti spontanei e 10 neonati morti nella culla. Solo dopo l’intervento di una “strega” locale, Leonarda riesce finalmente a portare a termine la prima e poi altre tre gravidanze. Questi quattro bambini diventano per Leonarda un bene da difendere a qualsiasi prezzo.

Nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, l’unica figlia femmina, Norma, frequenta ancora l’asilo delle suore; i due maschi più giovani, Bernardo e Biagio, sono rispettivamente militare di leva e studente ginnasiale. Giuseppe, invece, che è il più grande e il più amato, nonostante sia iscritto a Lettere all’Università di Milano, corre il rischio di essere richiamato al fronte. Al solo pensiero di tale sorte per il figlio prediletto, Leonarda Cianciulli cadde preda dello sconforto. Memore dell’intervento magico compiuto anni prima della strega, e andato a buon fine, Leonarda trova ben presto la soluzione al suo problema: la magia. Prenderà così una drastica decisione: fare sacrifici umani in cambio della vita del figlio.

«Non potevo sopportare la perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sognavo le piccole bare bianche, inghiottite una dopo l’altra dalla terra nera… per questo ho studiato magia, ho letto i libri che parlano di chiromanzia, astronomia, scongiuri, fatture, spiritismo: volevo apprendere tutto sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli

A Correggio Leonarda Cianciulli è giudicata al massimo una persona eccentrica, ma è benvoluta e stimata da tutti. Viene considerata una persona affidabile, una madre esemplare e – siamo negli anni del Ventennio – una fervente fascista. Accoglie in casa sua molte persone che intrattiene con aneddoti e cui offre dolci che ama cucinare; in particolare riceve spesso tre donne, tutte sole e non più giovani, insoddisfatte della routine di paese e desiderose di rifarsi una vita altrove. Approfittando di questo loro desiderio, Leonarda le attira nella sua trappola.

Leonarda Cianciulli

«Finì nel pentolone, come le altre due; ma la sua carne era grassa e bianca: quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose.»

Gli omicidi avvengono dal 1939 al 1941, proprio in questo ultimo anno si cominciano a diffondere le voci della scomparsa di tre donne. Tali pettegolezzi prendono corpo e non ricevendo più da tempo notizie della cognata scomparsa (la più nota delle tre, la Cacioppo, già famoso soprano d’opera), la signora Albertina Fanti denuncia ufficialmente le sparizioni al questore di Reggio Emilia, il quale incarica delle indagini il commissario Serrao. Subito i sospetti ricadono sulla Cianciulli, la quale aveva intrattenuto rapporti di amicizia con tutte e tre le donne.

La Cianciulli respinge tali voci, minaccia di denunciare per ingiuria e assume toni di sfida nei confronti degli inquirenti, cosicché viene arrestata. Aveva avuto la premura di scegliere tre donne sole, senza prossimi congiunti e con cospicui risparmi in denaro. Nessuno poteva credere che la moglie di un funzionario, alta 1,50 e di 50 chili, potesse macchiarsi di triplice omicidio.

Il questore di Reggio Emilia, seguendo le tracce di un Buono del Tesoro appartenente alla Cacioppo presentato al Banco di San Prospero dal parroco Adelmo Frattini, convocò il prete che disse di aver ricevuto il buono da Abelardo Spinarelli, amico della Cianciulli. Lo stesso Spinarelli dichiarò di averlo ricevuto dalla Cianciulli per il saldo di un debito.

S’inizia a sospettare il reato di associazione a delinquere per il coinvolgimento del prete, Spinarelli, la Cianciulli e il figlio Giuseppe Pansardi che più volte, sotto incarico della madre, aveva spedito delle lettere da Piacenza, spacciandosi per la vittima che assicurava la sua salute. Inoltre, aveva fatto lavare degli abiti appartenuti alle vittime. Cadono però tali sospetti per l’estraneità ai fatti del prete e di Spinarelli e gli unici sospettati rimangono la Cianciulli e il figlio, che sconterà cinque anni di reclusione per poi essere rilasciato per insufficienza di prove (la madre si prodigò con tutte le sue forze per convincere i magistrati di essere l’unica colpevole).

Leonarda Cianciulli davanti al commissario Serrao si dimostra molto reticente e rivela i particolari un po’ alla volta. Affermerà di aver ucciso la Cacioppo d’accordo con Spinarelli, di aver distrutto il cadavere tramite saponificazione e aver gettato i resti nel canale di Correggio. Poi confesserà di aver ucciso anche le altre due vittime. Davanti all’agente di Polizia Valli, che le domandò che fine avesse fatto fare alle tre donne, lei risponde:

«Ebbene me le ho mangiate le mie amiche, se vuole essere mangiato anche lei, son pronta a divorarlo, le scomparse me le avevo mangiate una in arrosto, una a stufato, una bollita.»

Con i reperti d’ambiente (sangue e dentiera appartenenti alle vittime ritrovati nella casa della saponificatrice), si ritenne certa la colpevolezza della donna. La Cianciulli allora confessò d’aver ucciso le donne, distrutto i corpi facendoli bollire in un pentolone pieno di soda caustica portata a 300 gradi, creato saponette con l’allume di rocca e la pece greca, disperso i resti nel pozzo nero e conservato il sangue per farlo attecchire al forno e mischiato a latte e cioccolato per farci biscotti. Questi vennero dati da mangiare ai figli, che credeva così di salvare da una morte misteriosa: la Cianciulli si identificava infatti nella dea Teti, perché come essa aveva voluto rendere i figli immortali bagnandoli nelle acque del fiume Stige, così anche lei voleva salvare dalla morte i figli col sangue delle sue vittime.

Leonarda Cianciulli fu dichiarata colpevole di triplice omicidio, distruzione di cadavere tramite saponificazione e furto aggravato. Fu condannata a trent’anni di reclusione. Tre di questi andavano scontati in un ospedale psichiatrico, ma entrerà in manicomio e non ne uscirà più.

Muore dopo ventiquattro anni, il 15 ottobre 1970, nel manicomio di Pozzuoli, all’età di 77 anni, per apoplessia cerebrale.

Sepolta nel cimitero di Pozzuoli nel 1975, nessuno ne reclamò il corpo e i resti finirono nell’ossario comune del cimitero della città. Una suora del carcere la ricorda in questo modo:

«Malgrado gli scarsi mezzi di cui disponevamo preparava dolci gustosissimi, che però nessuna detenuta mai si azzardava a mangiare. Credevano che contenessero qualche sostanza magica