La coxartrosi: come riconoscerla e combatterla

artrosi anca
Dr. Biazzo Alessio, ortopedico specializzato in chirurgia protesica mininvasiva del ginocchio e dell’anca

L’artrosi dell’anca: dalla diagnosi al trattamento

 

La coxartrosi (artrosi dell’anca)

L’artrosi è una patologia degenerativa che colpisce la cartilagine che riveste le nostre ossa, in particolare le superfici articolari. È da considerarsi come un invecchiamento precoce del tessuto osseo, che diventa patologico quando causa deformità e dolore. Le sedi più frequenti sono le ginocchia e le anche, per ovvie ragioni gravitazionali. Le persone sovrappeso e con stile di vita sedentario sono le più esposte. Esistono inoltre altri fattori di rischio, come gli esiti traumatici ed infettivi, la radioterapia e patologie congenite dell’apparato scheletrico.

 

La diagnosi

La diagnosi viene eseguita con un accurato esame clinico ed una radiografia del bacino in carico, perché col peso del corpo si evidenzia la reale usura cartilaginea. Raramente può essere utile una risonanza magnetica, soprattutto nel caso di una coxalgia dovuta ad una osteonecrosi od algodistrofia e che può entrare in diagnosi differenziale con l’artrosi. Il primo approccio non deve mai essere aggressivo, anche perché non sempre troviamo una corrispondenza tra i sintomi riferiti dal paziente ed il quadro radiografico. Il trattamento dipende sempre dall’entità dei sintomi e dal grado radiografico di artrosi, dalle limitazioni riferite dal paziente ed anche dalle sue aspettative e stile di vita, attività lavorativa, hobby ecc.

 

Le infiltrazioni articolari possono essere utili?

Le infiltrazioni articolari, con cortisone o acido jaluronico, possono sicuramente essere utili, soprattutto nelle fasi iniziali della patologia e con artrosi iniziale-moderata o in quei pazienti con malattia avanzata ma che non vogliono o non possono sottoporsi ad intervento chirurgico. Certo non possono garantire i risultati di un intervento, ma possono comunque alleviare il dolore e migliorare la performance del paziente. Nell’anca devono essere eseguite sotto controllo ecografico o radiografico.

 

Quando la chirurgia

La scelta del paziente candidato alla chirurgia è sicuramente il compito più difficile. La decisione deriva da una attenta valutazione clinica e radiografica, deve essere condivisa da medico e paziente e deve cercare di soddisfarne le aspettative, migliorandone il dolore e la qualità della vita.

 

La chirurgia mininvasiva

Con questo termine si intende una filosofia a risparmio dei tessuti nobili del nostro organismo, riducendo al minimo lo stress chirurgico. Nell’anca questo lo realizziamo con la via di accesso posterolaterale mini-invasiva, in cui  sacrifichiamo al minimo i muscoli glutei, che vengono poi reinseriti alla loro sede di origine. Le protesi mininvasive per l’anca sono quelle con steli corti ed a conservazione del collo femorale. In casi selezionati, l’intervento può essere eseguito in contemporanea (Fig. 1)

protesi anca bilaterale
Figura 1. Protesi d’anca mininvasiva bilaterale simultanea.

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La riabilitazione

Non si possono fare delle protesi senza un adeguato supporto fisioterapico, perché sono i muscoli che ci consentono poi di far muovere le articolazioni e quindi in questo caso le protesi. I nostri pazienti vengono messi in piedi già il giorno stesso dell’intervento, o al massimo la mattina successiva per quelli operati nel pomeriggio. L’attività chirurgica viene eseguita presso la Clinica Gavazzeni di Bergamo e prevede un ricovero nel reparto di Ortopedia di 4 giorni mentre il trattamento riabilitativo può essere eseguito presso una struttura riabilitativa oppure in regime ambulatoriale. Per i pazienti più giovani infatti abbiamo attivato il percorso Fast Track, che prevede il solo ricovero chirurgico, mentre la parte riabilitativa può essere eseguita in regime ambulatoriale.

 

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